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Articolo di Lorenzo Barberis, 2016

Updated: Jun 23

Michele di Erre, abbr. MdE, (n. 1979) è un artista torinese molto interessante, di cui ho già scritto su questo blog, riferendo di una sua cooperazione con il "cabalinguista" Marco Roascio, altro notevole artista monregalese mio concittadino. La loro collaborazione aveva prodotto un artefatto molto curioso e di lunghissima spiegazione, per cui vi rimando direttamente all'articolo sulla loro Opera Chiusa/Aperta.

Roascio, Michele di Erre ha in comune un riferimento all'immaginario surrealista, anche se declinato su altre tipologia di ricerca: le due principali forme espressive da lui utilizzate sono il disegno ad occhi chiusi e ancor più il disegno a sguardo periferico (in cui non si osserva il foglio, ma l'oggetto reale che viene rappresentato), due modalità di composizione che per i surrealisti degli anni '20 dovevano servire principalmente a far emergere le energie inconsce della mente.

In particolare, segnalo questo studio sull'adozione di queste tecniche applicate nel 1947 al fumetto popolare (vedi qui) che porta a una realizzazione sorprendente di grandi icone fumettistiche che, realizzate in "eyes wide shut", diventano indistinguibili dalle più ardite composizioni delle coeve avanguardie.Il "MdE Mike" comunque usa più la tecnica dello sguardo periferico, che adotta almeno dall'inizio degli anni 2010 per realizzare ritratti di persone comuni e di personaggi famosi, aderendo anche a un gruppo artistico, "The Shivers" (che fonda con altri nel 2012) per approfondire questo tipo di ricerche.Il lavoro di Opera Chiusa/Aperta, di cui ho detto e che ho seguito criticamente, è del 2013; rimando però appunto all'articolo relativo, citato sopra, per la notevole complessità dell'opera stessa, pressoché impossibile da riassumere in poche righe.

In seguito, però, il lavoro di Michele di Erre è proseguito con vari spunti interessanti, desumibili dal suo sito e che comunque riassumiamo qui. Da grande appassionato di fumetto, ho trovato particolarmente significativo, nel 2014, il lavoro che coniuga il tema dei supereroi con quello dei sette vizi capitali. Connessione azzeccata, perché i supereroi (che teoricamente, per il loro eroismo, un esterno al mondo fumettistico assocerebbe di più alla virtù) non sono tanto rappresentazioni di una eccezionalità positiva, ma di un eccesso distruttivo che - spesso ma non sempre - essi riescono a volgere a vantaggio dell'umanità. Nihil sub sole novus, del resto, dall'ira funesta di Achille alla hybris di Ulisse, fino alla furia distruttiva di Orlando in Ariosto.Alcune connessioni sono più logiche, come l'Ira con Hulk (che ne è pressoché la personificazione) o la Superbia per il sovraumano Superman, celata dietro la finta servizievole umiltà del kriptoniano (il cui superomismo deleterio è stato ad esempio indagato nel Dark Knight di Frank Miller). Altre connessioni, come la lussuria di Batman (il cui fumetto, negli anni aurei di Bob Kane, era in effetti un ricettacolo seminascosto di cultura queer, da cui gli strali di Frederic Wertham) o l'accidia in Spiderman, sono brillanti e meno immediatamente ovvie, ma gustose nell'associazione creata e nello sviluppo. L'invidia resa come un puro quadro nero appare appropriato doppio senso su in-video ("vedo con ostilità", ma rileggibile in chiave negativa come "non-vedo", come in "in-visibile").

Umanoidi è la ricerca del 2015, che amplia lo studio di figure colte tramite questa visione "laterale", con la figura che si staglia quasi statuaria (ma una statuaria irregolare e scalena, quasi da gargoille) sullo sfondo nero.Una innovazione giunge con quest'ultima ricerca del 2016, dedicata alle costellazioni, che l'autore ha realizzato anche ad olio con un suggestivo effetto a luce stellare. Sul suo sito è comunque possibile vedere gli studi di un numero ancora più alto di costellazioni reinterpretate nel suo tipico stile.

Costellazioni artistiche, tardo-medioevale e post-secentesca.Lo studio sulle costellazioni è indubbiamente un lavoro molto interessante, per la sua rarità nel panorama attuale dell'arte. In realtà il tema della costellazione è invece molto avvincente, anche per il suo porsi come tema artistico a metà tra la cultura più "umanistica" del Rinascimento classico e paganeggiante, che nella costellazione vedeva ancora, come il medioevo, il mito e i suoi valori simbolici, e l'età della rivoluzione scientifica, dal Seicento in poi, che sempre più abbandona questo aspetto in favore dell'esattezza geometrica, fino a trasformare la costellazione (ovviamente, in realtà inesistenti come figure astrologiche, e solo visioni di comodo sub speciae terrae) in puro flatus vocis. In modo simile, sarebbe interessante per futuri sviluppi uno studio di Michele su un tema ancor più ricco di possibili sviluppi per la sua arte, a mio avviso: quello cioè dell'alchimia, anch'esso un uso dell'illustrazione artistica tra magia e scienza, riletto tra l'altro da Jung come ricchissimo di rimandi dell'inconscio collettivo (la vera operazione alchemica) che il "lateral thinking" artistico di Mike MdE potrebbe evidenziare.In ogni caso, dopo questa breve carrellata riassuntiva, torneremo sui prossimi sviluppi artistici dell'autore, qualsiasi direzione prenda la sua molteplice arte.


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