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Ritratto di

di ELENA PISU

coreografia ELENA PISU

con MICHELE DI ERRE e ELENA PISU

illustrazioni dal vivo MICHELE DI ERRE

disegno luci, materia, sonorizzazione ANDREA SANGIORGI

produzione ALDES e TIDA ( con il sostegno di Mibact e Regione Autonoma Valle d'Aosta)

con il sostegno di MIBACT - MINISTERO per i Beni e le Attivit à Culturali e del turismo / Direz. Generale per lo spettacolo dal vivo,

REGIONE TOSCANA / Sistema Regionale dello Spettacolo

sostegno in residenza Officine CAOS, Torino // Workspace Ricerca X Research & Dramaturgy – Associazione Stand'Ort e Fondazione

Piemonte Dal Vivo


Un corpo femminile si muove nello spazio mentre un pittore ne riproduce l'immagine: il dipinto si crea e si modifica davanti agli occhi di chi guarda.

Un invito a interrogare il nostro sguardo e la nostra capacità di generare significati a partire da ciò che vediamo: che cosa stiamo guardando? Come mutano le immagini che si riflettono nei nostri occhi?

Queste domande vengono esplorate nella creazione di una forma spettacolare, che utilizza il linguaggio del movimento e della pittura live; e in una proposta laboratoriale, rivolta a ragazzi a partire dai 16 anni, a scuole di indirizzo artistico ma anche scientifico e umanistico, che utilizza le stesse pratiche sviluppate durante il processo di creazione, in un percorso di visione pratico, corporeo e di produzione di oggetti artistici.

Progetto performativo


“Ed effettivamente siamo al punto che a parlar di corpo ci si pu ò chiedere, al fondo, che cosa esso sia, se questo mio pulsare di ossa e muscoli, se quella rete di connessioni sociali e valoriali, o ancora se la somma indefinita di tutte le rappresentazioni e i punti di vista sul mondo vissuto.”

(Francesco Marsciani)


Ritratto di è una serie di approcci tra corpo e rappresentazione, che accadono in tempo reale sulla scena. E' una conversazione tra un corpo in movimento e un paio di occhi che lo osservano e lo ritraggono.

La visione di un corpo prima che esso prenda forma, ancora massa confusa; l'affermazione di un corpo presente; la memoria del corpo e delle sue singole parti, la ricerca di come in ogni epoca l’iconografia abbia plasmato il corpo femminile nell’incarnazione di simboli a servizio del pensiero filosofico, del corpus sociale e della morale. Quali simboli, quali icone si creano attraverso il corpo o si attribuiscono ad esso? Quali parti del corpo si trasformano in immagine sacra? La sacralità del corpo nella sua purezza e nella nudità. Il corpo femminile, vittima sacrificale al servizio della rappresentazione, le parti del corpo come sorgenti di simboli sacri. La danza non è che un’evoluzione dinamica tra innumerevoli icone, genera un unicum che è più della degli elementi e suscita reazioni non spiegabili a parole ma comprensibili al corpo stesso.

Ritratto di cerca di mettere in luce la natura mutevole del corpo, in potenza bambino, uomo, donna, trasformandolo in mappa del vissuto.

Allo stesso tempo si interroga sullo scarto tra la percezione soggettiva e lo sguardo esterno: nel ritrarre il corpo nudo, il pittore propone una sua visione dell'immagine corporea, appropriandosene e modificandola. Corpo e ritratto occupano lo stesso spazio e si alternano nei ruoli di oggetto e soggetto, di modello e artefice, ponendo il pubblico di fronte a due immagini che hanno la medesima origine ma esiti dissonanti. Un invito a interrogare il nostro sguardo e la nostra capacit di generare significati a partire da ci che à ò vediamo: che cosa stiamo guardando? Come mutano le immagini che si riflettono nei nostri occhi?




"Ritratto di. Manca l’oggetto. Cosa si ritrae? Una massa informe all’inizio. Un bozzolo che il pittore inizia a ritrarre nella sua immobilità. Poi quell’impossibile mucchio inizia a muoversi, si dimena e quando ne emerge una mano e poi un piede si prova a supporre che sia un uovo.

Il movimento però genera un cambio di prospettiva che chi dipinge prova a seguire, modificando la pennellata e il disegno. Ciò che viene ritratto non è più l’oggetto ma il suo movimento nello spazio, la forma sfugge nel dislocarsi e diventa traccia, percorso, sentiero.

Ritratto di. Non più il bozzolo ora ma il corpo nudo della danzatrice. E il dipinto diventa un nudo di ragazza ma non come è come la vede il pittore. E ancora il movimento che modifica il risultato. Il confronto è quindi con l’occhio che vede. Una miriade di occhi dipinti, umani e animali circonda quel corpo che si muove e l’osserva, ma non è più il corpo è lo sguardo che lo vede il protagonista. E infine ancora il ritratto, l’occhio che restituisce ciò che vede.

Nel mito greco del rapimento di Persefone l’atto di Ade non si compie fino a che la pupilla di Persefone non incontra quella di Ade e lì si riflette. L’occhio che vede rende possibile ciò che accade. E Persefone è appunto anche nel nome La Pupilla. Il problema, si fa così per dire, e quando l’occhio restituisce ciò che vede, se ne appropria, lo muta, genera significati altri. Questa non è una pipa. È l’immagine di una pipa non l’oggetto. È un’altra cosa ancora. Così come quando Kossuth pone nello stesso spazio una sedia, la sua immagine fotografica e la sua definizione. La sedia cos’è? E quindi il corpo nudo davanti a noi che vediamo muoversi cos’è e cosa ci dice? In Ritratto di Elena Pisu propone una riflessione interessante non solo sul corpo in movimento ma anche sullo sguardo che lo osserva. È un interrogativo interessante anche per la critica: cosa vediamo quando vediamo? Il già visto quanto influenza quanto vediamo nell’attimo fuggente dello spettacolo? Quanto la nostra visione modifica quello che realmente è in scena? La visione è una forma di tradimento dell’essere?

Non c’è risposta o, per lo meno, ce n’è una per ciascuno. L’importante è averla posta.

Un buon lavoro Ritratto di, ben strutturato nel suo incedere e nella sua drammaturgia che risulta sempre chiara in ogni suo passo. Forse l’unico suo difetto è di essere un po’ algido e glaciale. Si genera una domanda quasi tecnica che non sviluppa emozione ma solo riflessione. Non è detto che sia un male. È semplicemente una modalità. Solo guardandolo a me personalmente sembra mancare qualcosa. Ma è una mia personale impressione."


Enrico Pastore

14 novembre 2017

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